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Liberiamo la letteratura greca per SNS News
Os proponemos un artículo que responde a las publicaciones luego de un seminario en la SNS ¡abogamos por la libertad de expresión! Versione Spagnola
In relazione ad articoli comparsi sulla stampa su un seminario di Letteratura greca tenuto alla Scuola Normale Superiore.
Nei giorni scorsi si sono tenuti, qui alla Scuola, due seminari su Omero e Luciano. Alcune testate di stampa hanno espresso
perplessità, anche con toni accesi. Un giornale ha parlato di "Achille e gli altri eroi ridotti ad icone
trans". Altri hanno scritto di "campi di rieducazione ideologica di massa". Possiamo tranquillizzare
tutte le persone che si sentono inquiete.
Le allieve e gli allievi della Scuola Normale non sono certo disponibili a farsi rieducare; è molto più
frequente che contestino i loro docenti. Lo fanno e l'hanno fatto per secoli, fin dall'epoca in cui era
allievo Giosuè Carducci.
La ricerca è e deve essere libera. Le metodologie e gli approcci cambiano. Alcuni approcci potranno sembrare più o meno convincenti a chi verrà dopo di noi.
Non tutte le persone della comunità della Scuola Normale condividono ogni parola e ogni opinione di chi parla qui da noi. Ma
ascoltiamo, parliamo e riflettiamo. Questo si chiama democrazia. Questo si chiama libertà. Questo si chiama discussione
scientifica.
Vietare e censurare è il contrario di democrazia, libertà, ricerca. Sono valori, questi, che la Scuola
Normale, quale istituzione formativa, rivendica con forza.
Per quanto riguarda gli antichi greci, l'ospite che ha tenuto il seminario su Achille, studioso del Merton
College di Oxford, ha giustamente osservato che in una Iliade che riconosce solo due generi, maschile e
femminile, l'eroe affronta la morte di Patroclo con comportamenti più vicini ai ruoli che la società di allora
assegnava alle donne (ad esempio il lamento funebre).
Certo, se gli autori dei vari articoli fossero venuti a sentire il seminario avrebbero forse capito e illustrato ai lettori che cosa si
è effettivamente detto. L'Iliade è lunga circa 16.000 versi, e Achille compare abbastanza spesso.
In un seminario di due ore è impossibile discutervi tutta l'Iliade, e tutti i libri che ne hanno parlato.
Ma se il seminario fosse stato sulla morte, sulla schiavitù, sulla carne arrosto o sugli ottativi aoristi
nell'Iliade, si sarebbe pensato che l'Iliade è "ridotta" a uno di questi temi?
Un articolo sembra accusarci di "camuffare [...] il rapporto tra Achille e Patroclo in "una prospettiva
queer"; si lamenta che "l'anacronismo applicato alla grecità [...] è un gioco imbizzarrito contro noi stessi, quello che siamo
prima di nascere, uomini occidentali". L'Iliade è un testo che parla anche alle donne, e alle persone nate in altri continenti,
pensiamo.
L'articolo lamenta che in questo modo si mette "l'omosessualità dei classici al servizio dell'ideologia arcobaleno di
oggi". Purtroppo il termine "omosessualità" è un altro anacronismo: è una parola nata a fine Ottocento da una strana
mescolanza di greco (homòs 'identico') e latino (sexus 'sesso'), e che descrive una concettualizzazione dei rapporti sessuali
molto diversa da quella antica.
Il punto essenziale è che è impossibile non utilizzare concetti moderni per analizzare il mondo del
passato. Ed è assurdo studiare i testi, le opere d'arte, le storie e le vicende del passato se esse non
hanno alcun senso per noi oggi.
Alla Normale, come in tante università e scuole italiane, si parla liberamente di questi e altri temi (si veda ad esempio il ciclo
di seminari organizzato dal Forum Studentesco). Lo facciamo semplicemente perché riguardano esseri umani che vivono
oggi. Qualche giornale se ne occupa quando si parla dei classici.
Questo naturalmente ci fa piacere: i classici, e la loro interpretazione, contano. Dire che Achille non
si conforma del tutto al comportamento che ci si attende da un personaggio maschile punge nel
vivo. Ma parlare di questo non significa imporre alcuna scelta di vita o di valori. Alcune di queste
testate di stampa sembrano ispirate ad un approccio liberale.
Ma senza il liberalismo non ci sarebbe la libertà di stampa, di religione, di coscienza; è proprio questa libertà che permette, a
varie persone, di capire la necessità di una transizione. Certo non è giusto imporre a persone maggiorenni un'identità in cui
non si riconoscono.
La letteratura antica, greca e latina, parla di Ermafrodito, insieme maschio e femmina; parla di
Achille, e di molti altri maschi del mito o del teatro, travestiti da donna; parla di Zeus che rimane
due volte incinto (di Atena e di Dioniso); parla di Dioniso, dio maschile dall'apparenza femminile;
parla di Tiresia, prima uomo, poi donna e poi di nuovo uomo. Zeus, incuriosito chiese a Tiresia chi provava più piacere
nell'atto sessuale: la risposta, per la delusione di Zeus, fu "la donna".
Un articolo parla di "carnevale arcobaleno": un'ottima definizione per quello che racconta Luciano nella Storia Vera.
Citiamo la traduzione di Luigi Settembrini, senatore del Regno d'Italia, patriota che ha contribuito a creare l'Italia, la nostra
Nazione: "Primamente là non nascono di femmine ma di maschi; fan le nozze tra maschi; e di femmine non conoscono
neppure il nome. Fino a venticinque anni ciascuno è moglie, dipoi è marito: ingravidano non nel ventre, ma nei polpacci delle
gambe". Parlare di questi temi "preclude ... una comprensione... feconda ... della peculiare visione del mondo greca"?
In verità non è esistita una sola versione del mondo greca. Nella Grecia antica le persone amavano
discutere; spesso erano in feroce disaccordo.
Ma certo non parlare di questi temi preclude una comprensione dell'antichità. I prossimi seminari di
letteratura greca verteranno su problemi interpretativi e filologici nei carmi autobiografici di
Gregorio di Nazianzo, sperando di non essere accusati di mettere la letteratura greca al servizio
dell'ideologia dei vescovi cristiani.
(De: SNS News, 7 marzo 2024)