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"Ri-Generazione Umana per Giacomo Santi
Ringraziamo a Dario Danti l'invio dil programma RiGenerazione Umana, Volterra 2022, Capitale Italiana della Cultura
"Ri-generazione umana" è il titolo che abbiamo scelto per candidare Volterra a Capitale Italiana della Cultura nel 2022.
Un titolo nato da una lunga esperienza della nostra città che ha saputo più volte, nel corso dei secoli, ri-generarsi.
Un titolo nato prima della pandemia che dagli inizi del 2020 ha ridefinito ogni criterio sanitario, ma anche culturale, sociale
ed economico in tutto il pianeta. Pandemia che ha costretto ciascuno di noi a fermarsi, ripensarsi, con autocoscienza e
generosità verso il prossimo. Il dossier che avete ora tra le mani era già in fase di stampa, ma ci è parso necessario rivederlo
alla luce di quanto stava accadendo.
È stata ed è molto dura: guardare con fiducia ai prossimi cinque, dieci, venti anni mentre molte persone
muoiono mette a dura prova la capacità di alzare lo sguardo da un difficile presente. Ma abbiamo trovato
fiducia guardando ancora una volta alle nostre radici, abbiamo pensato a quel borgo che fra i tanti ha
deciso di sostenerci, Certaldo, dove Giovanni Boccaccio nacque e nelle cui vicinanze è ambientato il
Decameron, matrice non solo della nostra più pura forma narrativa, ma base per quasi tutto il teatro
di Shakespeare, per la grande comicità del teatro dell'arte, per il cinema italiano del dopoguerra.
Abbiamo riletto il recente libro di Hisham Matar, Un punto di approdo, un suo mese a Siena di ritorno dalla Libia in cui
Gheddafi sterminò migliaia di oppositori e tra essi il padre dello scrittore premio Pulitzer 2017 che vorremmo avere nostro
ospite nel 2022. Anche il suo libro parla di "ri-generazione"; ri-generazione significa ri-nascita. È la condizione necessaria per
guardare da oggi con fiducia al futuro.
Dentro al termine ri-generazione c'è tutta la storia recente di Volterra: la storia del suo ospedale psichiatrico, il secondo più
grande d'Italia in tutto il Novecento, il primo ad essere concepito come luogo di condivisione e non di segregazione della
malattia mentale; la storia del suo carcere, il primo al mondo che ha saputo generare un teatro, e grazie al teatro
riconfigurare e rigenerare vite e spazi per la sua comunità di detenuti, di guardie, di magistrati e per tutta la comunità
esterna, diventando modello per tutti di come la cultura può essere reale strumento di cambiamento e trasformazione.
Luoghi che istintivamente ci fanno pensare alla negazione dell'umanità, e che in realtà la mettono
sotto i nostri occhi con tutta la sua piena evidenza. Questi luoghi sono davvero i grandi luoghi del
contemporaneo. Ospedale e carcere a Volterra sono i luoghi della cura della società, non della
morte del sé.
Questa è la sfida del nostro dossier, ancora più importante e significativa, dopo quanto è accaduto in tutti gli stati del
pianeta: crescere come una comunità di cura che persegue il benessere di tutti, a partire dai più fragili. Ciascuno di
noi può perdere il senno e ritrovarlo – ricordate Ariosto? Ciascuno di noi può uccidere il proprio padre, la propria sorella, e
cercare nuova pace – ricordate Eschilo e i tragici greci? Volterra è anche, naturalmente, la sua archeologia etrusca, lo
splendore del Medioevo, la bellezza della pittura, la perfezione dell'artigianato.
È il gioco del rovescio, per citare uno scrittore nato non lontano, magico e realista come solo Antonio Tabucchi ha saputo essere.
Perché Volterra ha non solo la forma più classica della città medievale italiana, ma è soprattutto il cuore di un territorio
composto da i 52 Comuni limitrofi ed amici, luoghi in cui sono cresciuti e hanno abitato, oltre a Boccaccio e Tabucchi, anche
Carducci e Cassola, in cui hanno lavorato e abitano musicisti, pittori, scultori, registi, medici e scienziati di valore nazionale e mondiale.
Oggi Volterra e il suo territorio, insieme alle 152 associazioni ed istituzioni che ne sostengono la
candidatura, vogliono ripensare i modelli culturali e sociali per costruire una risposta solida e
duratura alle questioni poste dalla pandemia.
Oggi Volterra sono i magnifici 21 ragazzi e ragazze di tutta Italia (selezionati tra i 126 che si sono
candidati) che hanno lavorato sui progetti per la candidatura originariamente pensata per il 2021 e che intendono dialogare
con tutti quelli che vorranno partecipare con passione ed entusiasmo per rilanciare le aree interne di una delle regioni più
belle del mondo, in cui la natura sta riprendendo un ruolo decisivo per fare fronte alle istanze di sostenibilità che saranno alla
base di ogni azione pubblica nei prossimi decenni.
La nostra unicità storica e culturale deve servire per sperimentare nuove modalità di accoglienza, nuove forme di convivenza, nuove modalità di fare impresa e per creare buona occupazione. La cura come punto di forza maturato in una storia di oltre cento anni: la cura del prossimo, il prendersi cura con professionalità e amore della salute di tutti, il recupero del disagio fisico e mentale e il reinserimento nella convivenza civile, la lunga tradizione nel campo terapeutico e riabilitativo.
Ma la ri-generazione umana è anche e soprattutto una metafora: si tratta di una cura collettiva orientata
al bene delle comunità. Fin dall'inizio di un percorso in sé importante ed entusiasmante, la
candidatura è stata un potente impulso per accompagnarci in una fase nuova della nostra storia, in
cui Volterra torna ad essere "centro geografico" di un grande borgo diffuso, laboratorio di inclusione
e di sviluppo. È il solo modo per trattenere le menti migliori e attrarre le più curiose: sperimentare con coraggio creando
nuova fiducia.
Non in nome di un positivismo di basso profilo, ma di un nuovo legame tra umanesimo e tecnologia. In questi mesi difficili
per il nostro Paese e per il mondo intero, alle prese con un virus che ci ha tolto la libertà del movimento e della socialità e ci
ha fatto pensare al tempo lento e lungo come nuova dimensione del reale, ri-generarci significa ri-progettare, includere, dare
spazio ai giovani con stili così nuovi da sembrare antichi. Non so se sapremo davvero essere "modello" di comunità, un
esempio di sperimentazione sociale e di progettazione culturale totalmente soddisfacente, ma stiamo cercando fin da oggi di
essere punto di riferimento per la rinascita dei comuni delle aree interne. Volterra, presunta periferia di quattro province, ri-
torna baricentro di una grande area aperta alle sfide del contemporaneo, mettendo in gioco patrimonio e identità, tradizione
e innovazione, mobilità e sostenibilità.
Stiamo comprendendo per esperienza come il percorso progettuale costituisca il valore aggiunto del progetto stesso; questa sfida ci lascerà la più preziosa delle eredità: trasformarci in donne e uomini migliori, al servizio di una comunità che intende evolvere nel tempo, ri-generandosi.
Giacomo Santi
Sindaco di Volterra
(De: https://staging5.volterra22.it/wp-content/uploads/Dossier_Volterra.pdf)
Addio a Chiara Frugoni, raffinata studiosa del Medioevo per M. Ronzani
Il ricordo della professoressa nelle parole dell'allievo e poi collega professor Mauro Ronzani.
Chiara Frugoni, studiosa del Medioevo vissuto e 'parlante' nelle immagini e nei testi, è morta il 9
aprile 2022 a Pisa, la città in cui era nata nel 1940 e ha abitato per buona parte della sua vita.
Figlia di Arsenio Frugoni, grande e raffinato storico della Chiesa medievale, e docente alla Scuola
Normale Superiore fra 1954 e 1962, Chiara si laureò a Roma nel 1965, e subito dopo frequentò il
corso di perfezionamento della Scuola Normale, passando poi a lavorare nella Biblioteca
Universitaria di Pisa.
Nel 1974-75, con l'attivazione (una delle primissime in Italia) del corso di laurea in Storia presso la Facoltà di Lettere e
Filosofia del nostro Ateneo, fu chiamata ad insegnarvi una materia anch'essa 'nuova' come "Esegesi delle fonti della storia
medievale". Il suo primo corso - al quale ebbi l'onore di partecipare come studente - fu dedicato al tema dell' "Incontro fra i
tre vivi e i tre morti"; nelle sue lezioni, tenute con tono suadente e colloquiale, Chiara mise a confronto e fece interagire testi
letterari e immagini, con quel suo metodo caratteristico che avrebbe in seguito sempre più affinato, ampliando gli interessi
letterari in una più ampia prospettiva storica che, partendo sempre (o quasi) dalle immagini, ne studiava il contesto di
produzione e la funzione di ammaestramento e persuasione.
Esemplari, in tal senso, i suoi studi degli anni '80 sugli affreschi del Camposanto pisano, allora da poco attribuiti a Bonamico
Buffalmacco.
Nel frattempo, vinto nel 1980 il concorso nazionale per professore ordinario, era stata chiamata a ricoprire la terza cattedra
pisana di Storia medievale, affiancandosi così a Cinzio Violante e Emilio Cristiani. Vi sarebbe rimasta fino al 1988, quando
passò all'allora giovane "Seconda Università" di Roma (oggi Roma Tor Vergata); finché, nel 2000, decise di lasciare
l'insegnamento accademico per dedicarsi completamente all'attività scientifica e alla alta divulgazione del Medioevo.
Celebri e apprezzati i suoi molti studi sulla figura di Francesco d'Assisi ("uomo" prima che santo), nei quali
riuscì a far entrare nella discussione, allora vivissima fra gli storici, sulla personalità e gli ideali dell'Assisiate,
le prime raffigurazioni di lui come santo: come le biografie ufficiali, da Tommaso da Celano a san
Bonaventura, anche tali rappresentazioni subirono una progressiva evoluzione, nel solco della profonda
trasformazione vissuta (e in parte subita) dall'Ordine dei Frati Minori nel corso del Duecento e del primo
Trecento.
Particolarmente innovativo e molto discusso fu il libro dedicato nel 1993 a "Francesco e l'invenzione delle stimmate".
Con Francesco, accanto a lui ma anche nella sua specificità di "donna religiosa", la studiosa si occupò intensamente della sua
omonima Chiara d'Assisi, portatrice coraggiosa e indomita della rivendicazione della povertà e della 'precarietà' come valori
irrinunciabili della proposta religiosa francescana. Il Medioevo delle donne divenne anzi uno dei terreni preferiti della ricerca e
della divulgazione di Chiara Frugoni; ma lo furono anche il Medioevo della "vita quotidiana" (con le sue piccole ma decisive
invenzioni, quali gli occhiali e i bottoni) e il Medioevo delle città, fra chiese, palazzi pubblici e luoghi di lavoro.
Il volume del 2016 "Storia di un giorno in una città medievale", firmato insieme con il padre (scomparso prematuramente e
tragicamente nel 1970) segnò, simbolicamente, l'incontro fra i percorsi intellettuali seguiti, in epoche diverse,
da Arsenio e Chiara Frugoni; con la memoria di quel genitore esigente e lontano Chiara aveva fatto
pubblicamente i conti con il sofferto libro "Perfino le stelle devono separarsi", uscito nel 2014, nel centenario
della nascita di Arsenio Frugoni. All'Università di Pisa e ai giovani colleghi e studenti degli anni '70 e '80
Chiara Frugoni è rimasta legata fino all'ultimo.
Oggi la ricordiamo con affetto e rimpianto, ringraziandola per aver saputo insegnarci che lo studio delle fonti
scritte e lo studio delle immagini possono e devono combinarsi, perché la "Storia" è sempre un po' più in là e un po' più in
alto delle sue declinazioni accademiche.
Mauro Ronzani
Professore di Storia medievale all'Università di Pisa
In memoriam
Si è spenta la medievista Chiara Frugoni...per la SNS
Vogliamo salutare la Prof. Frugoni, da cui abbiamo imparato l' amore alla ricerca e lo studio.
Era nota per i suoi contributi interdisciplinari tra storiografia e iconografia. I funerali si svolgeranno martedì 12 aprile nella Chiesa di Santa Caterina a Pisa.
Si è spenta sabato 9 aprile a Pisa, all'età di 82 anni, la medievista Chiara Frugoni, allieva del Corso di Perfezionamento della
Scuola Normale Superiore a metà degli anni Sessanta.
Chiara Frugoni, dopo la laurea alla Sapienza di Roma, è stata docente di Storia Medievale prima
all'Università di Pisa e poi a quella di Roma Tor Vergata.
È stata fra gli storici del Medioevo più noti e apprezzati anche oltre il mondo accademico, per la
capacità di comunicare anche a un pubblico più ampio ed eterogeneo e per l'interdisciplinarità delle sue
ricerche, tra arte, iconologia e storia. Dell'uomo e della donna medievali Frugoni ha indagato
soprattutto i pensieri espressi attraverso l'arte, le ritualità e la gestualità veicolate dal messaggio iconografico.
I suoi interessi di studiosa hanno riguardato in particolare la figura di Francesco D'Assisi, cui ha dedicato libri tradotti
anche all'estero, tra cui Francesco e l'invenzione delle stimmate. Una storia per parole e immagini fino a Bonaventura e
Giotto (Einaudi, 1993), vincitore del premio Viareggio per la saggistica; Le storie di San Francesco. Guida agli affreschi della
Basilica superiore di Assisi, (Einaudi, 2010).
Numerosi sono i libri dedicati alle figure femminili nella storia, come il recentissimo Donne medievali. Sole,
indomite, avventurose, (II Mulino, 2021) o la citatissima biografia di santa Chiara d'Assisi, fondatrice dell'
ordine delle Clarisse.
Con la Scuola Normale ha intessuto nel corso degli anni collaborazioni per attività anche non strettamente
accademiche, come l'ultima, nel 2019: un colloquio con Vinicio Capossela sul medioevo in occasione di un
Venerdì del Direttore.
Domani alle 16 ci sarà l'ultimo saluto alla prof.ssa Frugoni nella chiesa di Santa Caterina a Pisa.
(De: https://normalenews.sns.it/si-e-spenta-la-medievista-chiara-frugoni-allieva-del-corso-di-perfezionamento-negli-anni-sessanta)
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