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Pisa festeggia 50 anni dal primo trapianto d'organo per l' Ufficio Stampa AOUP
"Cinquanta anni portati benissimo con all'attivo 5000 trapianti, fra cui più di 400 di pancreas, 1500
di rene da donatore cadavere, 500 di rene da donatore vivente e più di 2500 di fegato. Sono i
numeri con cui l'Azienda ospedaliero-universitaria pisana insieme all'Università di Pisa e alla Regione
Toscana festeggiano questo anniversario che ha significato negli anni ricerca, sviluppo, innovazione
e nuova speranza di vita per gli ammalati.
"Era il 15 febbraio 1972 il giorno in cui il professore Mario Selli eseguiva il primo trapianto di rene
a ll'Ospedale di Pisa nonché primo trapianto d'organi in Toscana. Era un trapianto da vivente,
madre e figlio (donatrice e ricevente) erano giunti a Pisa da Avellino dopo che lui, un giovane
insegnante di 25 anni (la madre ne aveva 52), era stato ricoverato per tre mesi consecutivi in Clinica medica poiché
necessitava di emodialisi. I due interventi (donazione e trapianto) furono eseguiti dal professore Mario Selli coadiuvato dai
professori Colizzi, Fiorentini, Giuliani, Guajana e Mosca, alla presenza anche del professore Sergio Giovannetti,
nefrologo. E dopo 4 ore il rene riprese immediatamente a funzionare.
Dopo quell'intervento il settore dei trapianti non si è più fermato e nel 1972 si eseguirono complessivamente 17 trapianti di
rene, incluso uno in un ricevente pediatrico.
L'avvio dell'attività di trapianto a Pisa non è stata casuale. Esistevano solide basi chirurgiche, visto che il professore Mario
Selli era stato allievo del professore Paride Stefanini (che aveva già diretto la Clinica chirurgica dell'Università di Pisa
prima di trasferirsi a Roma all'Università La Sapienza).
Il professore Stefanini aveva eseguito il primo trapianto di rene in Italia il 3 maggio 1966 e il secondo trapianto di rene tra
specie diverse al mondo (xenotrapianto), trapiantando un rene di uno scimpanzé in un uomo l'8 maggio 1966.
Entrambi gli interventi furono eseguiti a Roma, poco dopo che il professor Stefanini si era trasferito all'Università La
Sapienza. L'attività sperimentale che aveva preceduto questi primi eccezionali trapianti nell'uomo era stata eseguita proprio a
Pisa nei laboratori sul retro della Scuola Medica. (...)
"...Così, da quel lontano 1972 – quando le sale operatorie non avevano certo l'allestimento
tecnologico né le procedure chirurgiche innovative oggi disponibili, il trasporto d'organi e la
conservazione non potevano giovarsi degli attuali sistemi iperefficienti, il database dei pazienti in
lista d'attesa non era strutturato a livello nazionale, la medicina trasfusionale insieme all'assistenza
anestesiologica-rianimatoria pre- e post-trapianto così come gli studi sul metabolismo dei trapianti e la compatibilità d'organo
e le terapie anti-rigetto non avevano compiuto i passi da gigante degli ultimi anni - di strada ne è stata fatta e il futuro è
ancora più promettente, visto che si è passati dal chirurgo pioniere con la sua èquipe al robot in sala operatoria.
(...)"...nel 1999, la Regione Toscana decise di promuovere un'azione sistematica di organizzazione del sistema di
donazione da paziente cadavere, basandosi sul cosiddetto "modello spagnolo" e i risultati furono subito eccellenti, con rapido
aumento del numero dei trapianti.
La Toscana è infatti dal 1999 la prima Regione italiana per numero di donatori (cadavere) per
milione di abitanti. Elemento chiave del "modello toscano" di donazione è il "coordinatore locale
trapianti" (...).
(...) Con il grande sviluppo dell'attività di trapianto negli anni sono nate e si sono sviluppate le associazioni di
volontariato di settore. La prima fu la sezione locate dell'Aitf (Associazione italiana trapiantati di fegato) coordinata
dal dottor Giovanni Caprio, successivamente confluita in Vite (Volontariato italiano trapiantati epatici) a lungo
guidata dal signor Lillo Di Puma. Seguì la nascita dell'associazione "Per donare la vita onlus", maggiormente rivolta
anche ai trapiantati di rene e di pancreas, che inizialmente si sviluppò grazie al contributo del signor Giuseppe Venditti (già
infermiere di sala operatoria nel blocco trapianti) e del signor Fabrizio Iacopini (già dipendente amministrativo
dell'Università di Pisa, scomparso per Covid-19 nel novembre 2020).
Negli anni l'associazione "Per donare la vita onlus" ha organizzato numerose iniziative sul territorio pisano
fra le quali la più "visibile" è probabilmente la Pisa Half Marathon che si svolge ogni anno la
seconda domenica di ottobre.
Fotos: Google
La plasticità del cervello parte dal microbiota intestinale per la Normale News
Un articolo pubblicato un mese fa apre una strada interessantissima alla ricerca medica... VERSIONE SPAGNOLA
"Il microbiota intestinale – conosciuto da tutti come microflora intestinale – svolge un ruolo fondamentale nello sviluppo e
nel mantenimento della funzione del sistema immunitario e nella regolazione del peso corporeo.
Nuovi studi suggeriscono che il microbiota potrebbe essere coinvolto anche nella via di
comunicazione tra centro e periferia chiamata asse intestino-cervello, modulando le funzioni
cerebrali e infine il nostro comportamento.
Per esaminare in modo dettagliato la connessione tra microbiota e cervello, Paola Tognini, ricercatrice del Dipartimento di
Ricerca traslazionale (Unità di Fisiologia) dell'Università di Pisa e il professor Tommaso Pizzorusso della Scuola Normale
Superiore, hanno studiato come segnali provenienti dai batteri intestinali possano influenzare la plasticità neuronale.
Lo studio, dal titolo The gut microbiota of environmentally enriched mice regulates visual cortical plasticity, è
stato pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica internazionale Cell Reports ed è frutto di una collaborazione tra
Università di Pisa, Scuola Normale Superiore, Istituto di Neuroscienze del CNR, Fondazione Stella Maris e Università di
Milano.
"La plasticità cerebrale o neuronale è la capacità del nostro cervello di cambiare in risposta a stimoli provenienti
dall'ambiente esterno e/o in risposta alle nostre esperienze. Il cervello è più plastico, e quindi prone a modificarsi durante
l'età giovanile, mentre i suoi circuiti sono più stabili e quindi resistenti al modificarsi durante l'età
adulta. Nel nostro studio abbiamo cercato di capire se segnali provenienti dal microbiota intestinale
potessero riattivare la plasticità nel cervello adulto – spiegano Paola Tognini e Tommaso Pizzorusso
– Per raggiungere questo obiettivo, abbiamo sfruttato il sistema visivo come modello, proprio perché gli animali adulti
normalmente non mostrano plasticità in questa area del cervello".
"Il nostro studio introduce un concetto nuovissimo, ossia quello dell'esistenza di una connessione "esperienza-microbiota
intestinale-cervello": le nostre esperienze non solo influenzano il cervello direttamente ma anche tramite segnali provenienti
dal nostro intestino". Allo studio hanno dato un fondamentale contributo anche i giovani dottorandi della Scuola Normale
Superiore Leonardo Lupori e Sara Cornuti.
L'implicazione dei risultati raggiunti con questo studio è ampia e non limitata ai sistemi sensoriali e
alla corteccia visiva. Infatti, la ricerca potrebbe aprire nuove frontiere per promuovere la plasticità
neuronale in malattie del neurosviluppo o neurodegenerative, basandosi su strategie terapeutiche
atte a modulare l'asse intestino-cervello.
(De: https://normalenews.sns.it/la-plasticita-del-cervello-parte-dal-microbiota-intestinale)
Fotos: Google
Rose sotto gli alberi di Gustav Klimt per ADO
Della interessantissima web ADO, vi presentiamo un riassunto di l'articolo Rose sotto dli alberi di Gustav Klimt:
"Rose sotto gli alberi" di Gustav Klimt fu indebitamente acquisito da un collezionista nazista a scapito della legittima
proprietaria morta in un campo di concentramento: Gustav Klimt, "Rose sotto gli alberi", 1905, olio su tela, 110 x 110 cm.
Parigi, Musée d'Orsay. (...)
Il titolo originale del dipinto, in lingua tedesca è Rosen. In seguito diventerà poi Melo, Meli con rose
e Paesaggi. (...). L'opera risale al 1905; Klimt dipinse Rose sotto gli alberi a Litzlberg in prossimità
di un lago durante le vacanze estive. Klimt soggiornò nella città per due anni, nel 1904 e nel 1905.
Nel 2021 il governo francese ha deciso di restituire il dipinto (...) ai legittimi eredi.
Infatti il dipinto fu sottratto dai nazisti nel 1938 alla famiglia ebrea di Nora Stiasny, nata nel 1898 e
morta nel 1942, che abitava in Austria. (...), L'industriale e collezionista ebreo austriaco Viktor
Zuckerkandl acquistò il dipinto nel 1911. Alla morte del collezionista e della moglie Paula l'opera passò alla nipote Eleonore
"Nora" Stiasny.
Il Musée d'Orsay di Parigi ha ospitato l'opera fino al 2021 dopo 83 anni di sottrazione alla legittima proprietaria.
(...) Grazie ad uno studio condotto dal Museo d'Orsay, del Ministero della Cultura e della Galleria Belvédère di Vienna,
supportati ai rappresentanti dei discendenti di Nora Stiasny, è stata chiarita la provenienza del
dipinto. Così il Governo francese voterà una legge che permetterà la restituzione del dipinto che in
quanto proprietà dello Stato è inalienabile.
(...).
La sottrazione dell'opera Rose sotto gli alberi di Gustav Klimt
Pochi mesi dopo l'annessione dell'Austria al Reich, le autorità naziste costrinsero Nora Stiasny, nipote dei collezionisti Viktor e
Paula Zuckerkandl, a cedere l'opera.
Il professor Philipp Häusler, membro del partito nazista, nell'agosto 1938 comprò così il dipinto ad
un prezzo molto basso. Al tempo l'opera era intitolata "Pommier" (Melo). Nora, quattro anni dopo
entrò in un campo di concentramento insieme alla madre, al marito e al figlio. Tutti morirono.
Nel 1980 il Musée d'Orsay ottenne l'opera dalla Galerie Peter Nathan di Zurigo. La proprietaria
dell'epoca era Herta Blümel, la compagna di Häusler che aveva ereditato il dipinto alla morte del
collezionista. L'opera con il titolo "Rosiers sous les arbres" entrò a far parte del del Museo d'Orsay (...) in seguito ad una
donazione anonima proveniente dal Canada.
(...)Laurence des Cars, il presidente del Musée d'Orsay, ha guidato una lunga ricerca storica per scoprire l'origine del dipinto.
Nel 2016 Monika Mayer del Museo del Belvedere di Vienna e Ruth Pleyer, due ricercatori austriaci, in seguito a complicate
indagini storiche hanno rivelato il ruolo avuto dall'ultimo proprietario del dipinto. La rivelazione è stata possibile grazie alla
desecretazione dei documenti che raccontano come Häusler ottenne il dipinto avvenuta alla fine degli anni Novanta del
Novecento. (...).Secondo la ricostruzione storica Philipp Häusler ebbe una relazione in gioventù con Nora Stiasny. Il
collezionista aderì poi al partito nazista in Germania nel 1933. (...)
Le opere sottratte dai nazisti e il National Museum of Recovery
Le opere sottratte dai nazisti che si trovano attualmente in Germania sono circa 2.000 e sono etichettate con la sigla MNR,
National Museum of Recovery. I direttori di molti musei si sono attivati nel tempo per ottenere la restituzione di opere
sottratte nel periodo della Seconda Guerra Mondiale dal regime nazista.
Eike Schmidt che aveva diretto la Galleria degli Uffizi di Firenze, chiese la restituzione dell'opera
intitolata "Vaso di fiori" di Jan van Huysum, sottratta dall'esercito tedesco nel 1940. Il dipinto fu
restituito così il 19 luglio del 2019. Un altro dipinto seguì la stessa sorte di Rose sotto gli alberi, si
tratta del "Il ritratto di Adele Bloch-Bauer I" di Gustav Klimt.
(De: https://www.analisidellopera.it/cespugli-di-rose-sotto-gli-alberi-gustave-klimt/; adaptación,
resúmen y traducción de la Redacción del Blog. Autoría del artículo completo de ADO, marzo 25
2021).