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La Laguna (60) per N. Cataldo
Ciao a tutti e buon autunno! Come va?
Qui tutto ok. Vi scrivo nel primo pomeriggio di questo primo sabato del mese di ottobre dalla poltrona
del salone di casa mia mentre sorseggio un buen té che mi aiuta a risvegliarmi da una bella siesta.
E ne avevo proprio bisogno dato che ieri sera ho fatto un po' tardi dopo essere stato con alcuni amici a la Feria del Cochino Negro (Sagra del maiale nero) a La Laguna. Era la prima volta che assistevo a questa manifestazione nella quale ho avuto la possibilità di provare delle tapas a base dell'ingrediente protagonista di questa sagra accompagnate da buon vino locale.
E poi, avevo bisogno di riposare anche per prepararmi al programma di oggi: quando terminerò di scrivere questo blog, infatti, farò un lungo e spero bel giro per Santa Cruz perché oggi nel centro della capitale dell'isola si celebra il plenilunio, una specie di notte bianca che coincide con questa prima luna piena dell'autunno. E allora in giro per la città ci sono varie manifestazioni delle quali vi scriverò sicuramente il mese prossimo.
In questo blog, invece, tocca parlare di un gran bel mese di settembre.
Da qualche anno a questa parte, è diventato uno dei miei mesi preferiti anche perché rappresenta un po' la calma prima della tempesta perfetta di lavoro che mi aspetta negli ultimi tre mesi dell'anno.
Si è trattato, quindi, come negli anni precedenti di trenta giorni ideali per godersi l'estate fino alla fine, ricaricare le pile e prepararsi al meglio per l'anno accademico che entra davvero nel vivo a partire dal mese di ottobre.
Cominciamo dall'ultimo fine settimana del mese perché, senza dubbio, è stato il migliore.
In quelle date ho fatto un viaggio express a Brescia per visitare mia sorella Mirella, mio cognato Beppe
e mia nipote Martina con la "scusa" della comunione e cresima della sorella di quest'ultima, la mia
nipotina Nicole. Prima di tutto, voglio approfittare di questo blog per ringraziarli dell'ospitalità e di
avermi fatto sentire davvero a casa. Ma soprattutto voglio ringraziare la piccola e meravigliosa Nicole
che non solo mi ha invitato a partecipare in questa giornata così speciale per lei, ma addirittura mi ha scelto come padrino.
È stato un piacere ed un onore accompagnarla così da vicino in un momento importante della sua vita. Grazie a Martina, invece, ho potuto ripassare un po' di inglese e di matematica. ;)
E poi questa celebrazione è stata l'occasione ideale per passare un fine settimana con quasi tutta
la famiglia e per rivedere anche la mia mamma che come al solito mi ha rifornito di taralli e di
orecchiette tra le altre cose. ;)
Causa lavoro, mi sono potuto fermare in Lombardia solo per tre giorni nei quali però ho bruciato venti chilometri.
Infatti, sia sabato che domenica scorsa sono uscito a fare un po' di sport con mio cognato.
E mentre io correvo lui mi accompagnava in bici. ;)
Avevo bisogno di fare un po' di sport per ammortizzare un po' le grandi mangiate tra ristorante e i
prodotti tipici pugliesi, arrivati freschi freschi da Bari e per non perdere le buone abitudini.
E visto che parliamo di corse, facciamo un salto indietro al terzo fine settimana del mese durante il quale ho fatto un bel po' di cose.
Tra queste spicca, senza dubbio, una corsa di montagna di 17 chilometri in quel di Tegueste che è stata speciale per un paio di motivi almeno.
Innanzitutto, era la prima volta che facevo trail perché normalmente partecipo a corse su asfalto e
devo ammettere che l'esperienza mi è piaciuta molto. Prima della gara ero un po' preoccupato dalle
salite e discese a cui non sono molto abituato, però è andata meglio del previsto e sono riuscito a
completare il circuito senza grandi problemi. In secondo luogo, la gara era resa speciale dalla presenza
di Raúl Gómez, alias Maraton Man.
È il protagonista dell'omonimo programma televisivo nel quale viaggia in giro per il mondo per realizzare maratone e mezze maratone e per raccontare storie di persone che sono veri e propri esempi di resilienza.
Si trattta di uno dei programmi che seguo con più piacere negli ultimi tempi e ve lo consiglio anche perché è molto
divertente, soprattutto grazie alla simpatia di Raúl che ho potuto confermare anche dal vivo.
Si è prestato, infatti, ad una foto e mi ha anche firmato un autografo sul dorsale.
E poi, visto che più o meno mantenevamo lo stesso ritmo di gara e che lui correva con una piccola
telecamera go pro in mano, probabilmente nell'episodio dedicato alla Diente de Sierra de Tegueste
avrete la possibilità di vedermi in tv. ;)
A parte l'autografo e con tutto il rispetto per Maraton Man, a fine gara mi sono concesso un paio di premi molto più succulenti.
Da Tegueste mi sono diretto, infatti, a Benijo dove mi aspettavano Manu, Roi e Gabriela con i quali
non solo ho fatto una gran bella mangiata a base di polpo nel ristorante bueno, bonito e barato Casa
África, ma sono anche andato a passare qualche piacevole ora in una delle mie spiagge preferite
dell'isola.
E in serata per festeggiare la mia impresa alpina e la breve visita del mio amico di Barcellona Manu ci siamo anche concessi una bella cena a base di carne e una serata in giro per i soliti bar de La Laguna. Non contenti il giorno dopo per alleviare un po' l'hangover ci siamo anche mangiati un'arepa, una specie di frittella tipica venezuelana ormai entrata a pieno titolo a far parte della gastronomia canaria, in un ristorante vicino all'aeroporto dal quale poi Manu tornava in Catalogna.
Il nostro amico di Barcellona, tra l'altro, si era fermato a Tenerife anche nel fine settimana precedente
nel quale siamo riusciti ad inserire la sua prima visita allo stadio del Tete e un bel pranzetto a base di
pesce nel mercato cittadino di Santa Cruz.
Quella di metà mese non è stata la mia unica visita a Benijo perché ci sono tornato anche nel fine settimana successivo con Juan e Fran per salutare quest'ultimo che se ne va a lavorare a Puerto Rico. Mica scemo, no? ;)
E allora per assecondare i capricci del futuro residente caraibico in uno dei suoi ultimi giorni sull'isola siamo stati a Benijo, come nel fine settimana precedente.
Questa volta, però, abbiamo pranzato da Casa Paca, altro ristorante contraddistinto dalle 3B in un ambiente bucolico e molto rilassante. Come quasi tutti, le cose più divertenti ed interessanti le faccio nel weekend, ma a volte anche in settimana ci scappa qualche bella serata.
Per esempio, un lunedì ho visto in un museo a duecento secondi a piedi da casa un film davvero strano,
ma in ottima compagnia; oppure un paio di mercoledì, ho invitato un paio di amici a casa per vedere
qualche partita della Liga o della Champion's League e ci sarebbe un lungo eccetera che vi risparmio
anche perché devo andare... il plenilunio mi aspetta! E allora buona luna piena anche a tutti voi!
Un abbraccio,
Nico
(NdR: Gracias a Nico por su extensa colaboración a lo largo de estos cinco años... ¡que se dice pronto! :)
Viaje por Italia (9) por A. de Azcárraga
...
"Mis dos últimos días de estancia en Florencia fueron un poco atropellados. Florencia es una ciudad
para visitarla con tiempo y yo no lo tenía. Tambien un poco atropelladamente haré referencia a
algunas cosas que en esos días ví y las ideas que me suscitaron.
Visité varios palacios más... De los de estilo renacentista, que muestran todos la típica y admirable
serenidad florentina, recuerdo especialmente el señorial Palazzo Strozzi, de monumental cornisa, y el Medici-Riccardi,
donde contempleé los encantadores murales de Gozzoli, ese pintor que partiendo de fray Angélico se encaminaba hacia
Botticelli.
El más bello palacio del Medioevo después del palacio Viejo, y como este, almenado y con torre,
me pareció el Bargello, también llamado del Podestá. Su segundo nombre lo debe a haber sido
residencia de ese curioso magistrado, creado por Italia cuando se hallaba bajo la soberanía nominal
de los emperadores de Alemania. Florencia paso tres siglos desgarrada por las luchas entre güelfos
y gibelinos, y para poner orden entre ellos se elegía de vez en cuando un podestá, que había de ser forzosamente extranjero
y sin parientes entre las facciones, al que se investía de poderes discrecionales. Una original solución para pueblos divididos
y que no hubiera sido malo resucitarla en nuestra época.
El Barguello fue después cárcel y hoy es museo nacional de escultura, arte máximo de Florencia,
cuyo conocimiento es premisa necesaria para la comprensión de todo el arte florentino, incluído
el pictórico, porque sobre él influyó poderosamente. Florencia conserva gran parte de su producción
escultórica, singular fortuna que debe atribuirse, bien a que el posterior coleccionismo internacional
se sintiera más atraído por la pintura, bien a la mayor dificultad que las estatuas ofrecen al transporte, o tal vez a la
combinación de ambos factores.
Antes de visitar el Barguello ya había entrado en contacto, en plazas, museos y palacios, con la escultura florentina del Cuatrocientos.
Uno de estos lugares, ante el que pasé y repasé varias veces, porque esta sito en una calle muy céntrica –la via Calzaiouoli, con numerosas zapaterías como su nombre hace suponer --, fue la antigua Lonja florentina, convertida luego en oratorio bajo la advocación de San Miguel y al que los italianos, abreviadamente, llaman Orsanmichele.
De estilo gótico infiltrado de renacentismo, esta bonita Lonja no tiene la grandeza de la valenciana
de la Seda, construida cien años después, pero le aventaja en cuanto a riqueza escultórica.
Sus muros exhiben , en sucesivos nichos, buen número de obras debidas a los cinceles de Ghiberti,
Verrocchio y Donatello. Son estatuas de los santos patronos de los gremios; entre las de Donatello se halla la de San
Marcos, de tan vivaz presencia que Miguel Ángel se encaraba con ella para decirle:
--Marcos, ¿Por qué no hablas?
Lo mismo esas estatuas del siglo XV que las de igual época que custodia el palacio Barguello, ofrecen dos notas constantes, casi contradictorias, que se repiten, se alternan y con frecuencia se funden maravillosamente: la delicadeza y el vigor.
Y pienso que es la fusión de tales notas, ya anunciada por la torre de Arnolfo o la puerta del
Paraíso, lo que caracteriza y constituye el encanto propio de lo florentino. Donatello, su máximo
ejemplo, es la energía revestida de distinción –el puño de hierro en guante de seda --.
Todas sus sus obras del Barguello lo atestiguan, empezando por el San Jorge, trasladado aquí desde
Orsanmichele, donde se le veneraba como patrono de los armeros.
Los demás escultores del museo muestran el desarrollo que imprimieron a las cualidades del maestro.
Unos, como Verrocchio y Pollaiuolo, acentuarían su nerviosa energía; otros como Desiderio da Settignano, su refinada distinción: otros más, como Rossellino o Laurana, su dulzura.
Busqué allí, de Donatello, cierto relieve de Santa Cecilia que conocía por reproducciones y que siempre me pareció uno de los perfiles femeninos más nobles de la escultura de Occidente.
Un perfil que es la antítesis del perfil romo y hocicudo preferido por cineastas y reclutas. No hallé
ese original –por la poderosa razón de que está en Norteamérica, en el museo de Toronto--, pero sí
una fiel copia con la que hube de consolarme. Y, a falta de esa obra, ví otra del mismo artista que,
por confusión inversa, no pensaba encontrar allí: el busto en tierra cocida y policromada de Niccolo da
Uzzano, singular patricio que tuvo la flema de escribir en verso toda una constitución para el estado
florentino.
El incisivo naturalismo donateliano alcanzo aquí una agudeza y un vigor insuperables; y aunque la policromía para la sensibilidad actual, antes resta que añade valor a la escultura, esta obra me pareció el más soberbio y expresivo retrato de toda la plástica florentina.
El teorizar sobre arte no es demasiado ameno; pero en esta ocasión en que nos enfrentamos con la escultura de Florencia, debe disculpárseme que exponga un par de ideas que entonces se abrieron paso en mi cabeza.
La primera, que la fusión de vigor y gracia, típica del arte florentino, sea una de esas felices síntesis, frecuentes en los grandes momentos culturales de factores de distinta procedencia. Y en ella juzgo que el factor duro y aristado –el puño de hierro—es de origen nórdico, germánico, residuo de las invasiones y ocupación de Italia por godos, francos y lombardos.
Factor de naturaleza tan punzante que alguna vez, --piénsese en Signorelli, en Verrocchio o en
Andrea del Castagno--, casi transparenta ese expresionismo implacable que es una constante
histórica germánica.
Solo alguna vez; pues lo habitual es que se halle recubierto por la gracia – el guante de seda – que los
florentinos heredaron de los griegos, incluso a través del fondo etrusco de Toscana: en Roma, en el museo de
Villa Julia, vería una cabeza etrusca llamada Malvolta, con la que tenía cierto aire de familia el San Jorge de
Donatello.
La otra idea que me acudió a la mente, ya no circunscrita a Italia, sino ampliada a Europa, es la de que en escultura no hay propiamente Renacimiento.
La escultura renacentista es solo la última etapa o culminación de la escultura gótica; no hay entre las obras de uno y otro periodo, una clara ruptura. El San Jorge podemos imaginarlo adosado, sin que desentone, a la columna divisoria de cualquier portal de iglesia gótica; la pequeña Madonna de Brujas, de Miguel Ángel, e incluso su Piedad del Vaticano quedarían perfectamente ambientadas en el tímpano de ese mismo portal.
...
Estas aventuradas ideas me asaltaron mientras paseaba por el gran patio del Barguello, al que había
salido a fumar un cigarrillo. En este patio se halla la escalera de acceso al piso superior, una de esas
bellas escaleras cubiertas descubiertas que son características del gótico mediterráneo, como la que
posee la Lonja valenciana, la del palacio de la Generalidad de Cataluña y tantas otras de estas
latitudes donde llueve escasamente.
El museo custodia también algunas esculturas de Miguel Angel y sus bocetos para las tumbas de los Medicis, que ilustran mucho sobre el artista.
Miguel Anel es siempre de una grandiosidad que causa estupor; pero nada lo prueba más elocuentemente que estos bocetos de reducido tamaño y que, sin embargo, poseen ya una de las notas distintivas del gran arte: la monumentalidad, que no radica en el tamaño, sino en las proporciones.
Una Leda de un palmo de altura, que recuerda a La Noche de Miguel Angel, obra de un discípulo
suyo que ya cité, Ammannati, muestra también esa monumentalidad.
Y ello es porque Ammannati labró esa figurita tomando por modelo una pintura del maestro –que
juzgada lasciva, fue quemada por orden de un pintor anónimo--. Y también es curioso observar que
los bocetos miguelangelescos, perfectamente acabados, son inferiores a las obras definitivas, muchas sin concluir.
Me hubiera gustado contemplar juntos unos y otras por ver si en las estatuas habia alguna modificación que explicara su superioridad sobre los bocetos, o bien era, simplemente, la misteriosa sugestion del non finito lo que las potenciaba.
El no acabar las obras aleja la senectud y tiene la ventaja de que el espectador las concluye maravillosamente, porque lo hace a gusto de su imaginación.
Luego de Miguel Angel, y a toda distancia que se quiera, nadie ha sabido explotar mejor el no
acabado de las obras que Picasso. La última tarde que pasé en Florencia fui a ver el museo de
la Opera del Duomo.
No acertaba con él; y en demanda de orientación aborde a una parejita que había entrevisto en un
portal. ...la pareja se hallaba enfrascada en un tierno idilio. ...Y a mí me vino a las mientes –estaba
en Florencia—la canción inmortal de Lorenzo el Magnífico, que no les traduzco por no estropearla:
Quanto è bella giovenezza
Che si fugge tuttavia!
Chi vuole esser lieto, sia;
di doman non c'è certezza.
Y como viene a cuento, añadiré que en Italia no existen, o al menos yo no las vi fuera del caso aludido, esas parejitas tan acarameladas de los metros o bulevares de Paris, o de Picadilly Circus de Londres.
... Pero pasemos al museo de la Opera del Duomo, que al fin halle gracias a la parejita, y en donde quería ver las célebres cantorías o paneles de mármol con relieves, que antes adornaban, en la catedral, las tribunas de los cantores.
Aquí el gran Donatello fue superado por Lucas Della Robbia. Las agrupaciones infantiles hechas por el primero son de diseño poco seco y de un dinamismo desordenado; los grupos del segundo, mas delicados y graciosos, siguen un movimiento de mayor armonía.
Tal vez el tema favoreciera a Della Robbia, porque nadie cultivó tan bien como el la nota ingenua
y tierna, ni sintió tan amorosamente la plasticidad de los cuerpos infantiles.
Cuando en museos y otros lugares me tropezaba con sus Maternidades de cerámica, pensaba siempre que Rafael debió mirarlas muy detenidamente antes de pintar sus Madonnas.
Al dejar Florencia en el autobús que me llevaba a la estación, se sentó frente a mí una joven italiana que iba leyendo una guía de la ciudad. Era cosa frecuente; en todas partes ví numerosas chicas, solas o en grupos, que contemplaban museos y monumentos, librito en mano.
Este afán de enterarse, de saber, de las nuevas generaciones femeninas, lo encontré encantador. Es, me parece, un magnifico síntoma, y una razón más para creer que la humanidad progresa, pese a todo.
... (De: "Viaje por Italia", 1967. --Resúmen y adaptación por la Redacción del Blog--)
La Laguna (59) per N. Cataldo
Saludamos y agradecemos a Nico que nos escriba apenas entrado de sus merecidas vacaciones...Y como no podía ser de otro modo en estas fechas, os proponemos visitar al Cristo de La Laguna y a pasarlo bien con sus festividades...
Ciao a tutti! Come va questo rientro dalle vacanze?
Spero non troppo traumatico. Per quanto mi riguarda, tornare alla routine si sta rivelando meno complicato del previsto.
Forse perché dopo un mese in giro per il continente e con la consapevolezza di avere approfittato a pieno delle mie vacanze, avevo anche un po' di voglia di tornare a casa, sull'isola e perfino al lavoro ;)
E non perché non mi sia divertito durante le vacanze, anzi.
Posso tranquillamente affermare che è stata la migliore estate della mia vita almeno da quando lavoro a tempo pieno.
Quello che mi tormenta in questo primo pomeriggio di questo secondo sabato di settembre è,
invece, un hangover da campionato che mi sono guadagnato a forza di birre tra casa di Juan
(dove abbiamo seguito una semifinale dell'US Open), il Tin Tin e il Blues Bar... praticamente uno
dei miei giri classici de La Laguna.
Ma torniamo al mese di agosto e alle mie vacanze.
Questo mese di agosto è stato speciale soprattutto perché dopo un anno di duro lavoro mi sono meritatamente concesso due viaggi.
Andiamo in ordine cronologico ;) Sabato cinque agosto sono partito per Bilbao dove ho passato la notte dopo aver fatto un gran bel giro della città ispirato da ottimi pintxos e buon vino.
Era la mia seconda volta in questa fantastica città e quindi stavolta al posto del Guggenheim, ho
visitato la Alhondiga, uno spazio museale gratuito molto bello in pieno centro frequentatissimo non
solo da turisti, ma da molti locali.
Il giorno seguente ho preso un bus per Santander, dove avevo appuntamento con Isabel, un'amica che avevo conosciuto due anni fa in occasione della mia visita precedente in questa città e con Francesco e Lucia, due carissimi amici che arrivavano in Cantabria dopo un viaggio estenuante da Bari.
Dalla stazione degli autobus ci siamo diretti a casa di Isabel dove non solo abbiamo potuto appoggiare i nostri bagagli per qualche ora, ma, addirittura, Pepi, la gentilissima e simpaticissima madre di Isabel, ci aveva preparato il pranzo.
Già più leggeri, abbiamo fatto un bel giro di Santander con tanto di cena a Casa Lita, ristorante sul lungomare famosissimo per i pintxos. Dopo la cena e una lunga e piacevolissima passeggiata digestiva, siamo ripassati da casa di Isabel per riprendere i nostri zaini che improvvisamente erano diventati più pesanti visto che Pepi ci aveva aggiunto frutta, formaggio e un ottimo dolce fatto in casa.
E di lì alla stazione degli autobus dove alle 3:20 del mattino avevamo un bus per Luarca, piccolo paese delle Asturie a 250
chilometri da Santiago de Compostela dal quale cinque ore più tardi abbiamo cominciato il nostro Camino.
In realtà, in totale abbiamo percorso a piedi 334 chilometri perché dopo essere arrivati alla capitale
della Gallizia la mattina di Ferragosto, nei tre giorni seguenti abbiamo continuato a camminare fino
a Muxía, piccolo e magico paesino sulla Costa da Morte dove ho potuto godermi uno dei tramonti
più belli della mia vita con un sole meraviglioso che si è inzuppato nell'Oceano Atlantico poco dopo
le nove e mezza di sera.
In realtà, quello che rendeva così speciale questo tramonto era tutto ciò che avevamo vissuto e condiviso nei dodici giorni precedenti di pellegrinaggio.
E allora io e Francesco ci siamo meritatamente concessi due sigari che avevo appositamente portato
da Tenerife e per accompagnarli siamo anche riusciti a trovare nel supermercato di Muxía una
bottiglia di rum Arehucas ;)
Perché è vero che Santiago ci ha protetti durante tutto il viaggio, ma anche perché il Padre Teide ci aveva messo una buona parola ;)
Luxía ci accompagnava con una birra e con la sicurezza di chi a Muxía sa di giocare in casa ;)
E con noi c'erano anche Giada e Martina, rispettivamente napoletana e sarda, conosciute durante il Camino, anche loro con
una birra e un gran sorriso, la soddisfazione di avercela fatta e la consapevolezza che d'ora in avanti tutto è possibile.
Cos'altro posso dirvi del Camino de Santiago che possa entrare in queste poche linee?
Per semplificare che è stata un'esperienza meravigliosa che molto probabilmente ripeterò e che
consiglio vivamente a tutti perché ti cambia la vita o meglio la concezione che hai della stessa.
L'arrivo, prima a Santiago, con tanto di bacio a terra nella Plaza de Obradoiro in stile Cristoforo
Colombo e poi a Muxía, con bagno in spiaggia, cena a base di frutti di mare locali e il fantastico
tramonto di cui sopra sono stati i momenti culminanti di giornate davvero speciali.
Anche se ciò che importa non è la meta, ma il Camino e tutto quello che abbiamo vissuto e condiviso metro a metro, passo a passo. È stato davvero bello ed emozionante vedere dei paesaggi incredibili, un sacco di animali e conoscere persone luminose ed interessanti, come Giada e Martina e non solo.
Ma un ringraziamento speciale lo devo ai miei infaticabili compagni di viaggio per la pazienza che hanno avuto con me e con i miei ritmi, per le risate, ma soprattutto per essere come sono.
Se l'esperienza è stata così fantastica, il merito è soprattutto di dos caminantes a cui bastava un cicchetto di ron miel per rimettersi in moto in mezzo alla pioggia, che non si fermavano neanche quando si iniziava a schiumare, che hanno coinventato e portato a termine più di una volta la manovra Boimorto, che erano capaci di emozionarsi come bambini davanti ad una spiaggia meravigliosa, che hanno attraversato una città intera per vendere un pallone, che mangiavano empanadas e non solo come se non ci fosse un domani e che in definitiva hanno assecondato tutte le mie pazzie e che sono stati bravissimi nel contagiarmi le loro.
Sono tornato dal Camino a mezzanotte del ventidue agosto e dopo meno di trentacinque ore sono ripartito già con una testa diversa per il mio secondo viaggio itinerante nel quale ho continuato ad abbracciare vecchi e nuovi amici.
A Barcellona, dove sono stato prima da Doramas e poi da Manu, Marte e Mikkel; a Montpellier,
dove mi hanno ospitato e fatto stare davvero bene Nestor, Maria e Barney; e, infine, a Marsiglia,
dove ho perso una chitarra e ho ritrovato Sergio, Leo e Maria e conosciuto Ariel e Inti.
Barcellona, l'avevo visitata più di una volta però stavolta ci sono andato per le feste del quartiere di Sants, per il compleanno di Isaac e per visitare il museo Picasso.
In Francia era la mia prima volta e devo dire che mi è piaciuta molto. Montpellier è molto bella, ma Marsiglia ha una marcia in più . Ero sicuro che mi sarebbe piaciuta, ma non pensavo tanto.
Forse anche perché dopo la pace del Camino e prima di tornare alla meravigliosa calma di Tenerife
avevo bisogno di un po' di caos metropolitano.
Ora vi lascio e vi rimando al mese prossimo. Nel frattempo camminate e, soprattutto, sorridete.
Un abbraccio,
Nico