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Un evento internazionale e una nuova composizione musicale per "700 Dante"
Seguiranno le iniziative per conmemorare Dante Aligheri, stavolta, nella Università di Pisa, guardate!
"In occasione del Dantedì, la Giornata nazionale dedicata a Dante Alighieri, l'Università di Pisa ha illustrato le principali
iniziative con cui l'Ateneo intende celebrare il settecentesimo anniversario della morte del Sommo
Poeta. Gli eventi danteschi del nostro Ateneo - ha detto Alberto Casadei, ordinario di Letteratura
italiana al Dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica - entrano in sinergia con altri
importanti qui a Pisa, come la mostra dedicata alle magnifiche illustrazioni all''Inferno' dell'artista
inglese Tom Phillips a Palazzo Blu (marzo-luglio 2021). Nello stesso tempo si inseriscono
perfettamente in un quadro nazionale, grazie alla collaborazione con l'Associazione degli Italianisti
(Adi) per la serie di incontri "Nel nome di Dante" (il programma completo è disponibile sul
sito www.dantenoi.it)".
Nello specifico, a maggio, in continuità con gli appuntamenti organizzati a Pisa dal professor Marco Santagata sino al
2020, saranno proposti alcuni incontri di livello internazionale su "Dante a Pisa", coordinati dai professori Alberto
Casadei, Stefano Garzonio e Biancamaria Rizzardi e in collaborazione con la Fondazione Palazzo Blu.
Tra gli ospiti ci saranno Maaza Mengiste, considerata una delle voci più potenti della letteratura contemporanea
afroamericana e autrice di opere che esplorano temi quali la guerra, l'esilio, la migrazione e la rivoluzione, con particolare
attenzione all'Etiopia, sua terra di origine, e Marija Stepanova, personalità di spicco nella poesia e nella prosa russa
contemporanea e autrice del romanzo "Memoria della memoria", vero e proprio caso letterario dell'anno 2017, che nel
ricostruire la storia della propria famiglia offre una riflessione storico-filosofica e politica sulle strategie di interpretazione del
passato.
In entrambe queste autrici la lettura di Dante ha lasciato il segno, e comunque è fondamentale
sentire la voce di scrittori contemporanei che rileggono il grande poeta a settecento anni dalla
morte, come già sono state innovative le letture dantesche di Eliot, Montale o Borges.
Oltre a queste autrici, che si collegheranno in streaming il pomeriggio del 10 maggio, il giorno 11
maggio parlerà della sua idea di Dante il fisico pisano Guido Tonelli, mettendo in rilievo gli aspetti cosmologici della
"Divina commedia" in rapporto alle convinzioni attuali. Sempre l'11 maggio, auspicabilmente in presenza, lo scrittore
Walter Siti proporrà le sue come sempre intelligenti e provocatorie riflessioni in un intervento dal titolo "Dante ci aiuta o
è un fantasma persecutorio?".
In questo ambito è previsto anche un ricordo di Marco Santagata a pochi mesi dalla sua prematura scomparsa, con la
partecipazione di Maria Cristina Cabani e Giuseppe Petralia.
Al termine di questi incontri sarà presentato il progetto dell'Università di Pisa dal titolo "Dante. L'altre stelle", che intende
proporre una nuova composizione su Dante Alighieri con un oratorio per soli, grande coro e orchestra composto per
l'occasione dal musicista pisano Marco Bargagna, del Conservatorio "Luigi Cherubini" di Firenze, su testi originali e
antologia dantesca del professor Alberto Casadei.
Il concerto è in programma per novembre, in prima mondiale, al Teatro Verdi e vedrà come protagonista il Coro dell'Università di Pisa insieme a solisti di chiara fama sotto la direzione del maestro Stefano Barandoni.
Nel pomeriggio dell'11 maggio, alla Fondazione Palazzo Blu, sarà anticipata l'esecuzione di alcuni brani, con solisti
accompagnati da un pianoforte: si potrà quindi almeno "assaggiare" questa nuova composizione, che presenterà un Dante
inedito, quando pensa con rimpianto alla sua Firenze e medita di (ri)cominciare a scrivere la "Divina commedia", trovandosi
tra Lunigiana e Lucchesia all'incirca nel 1307.
Biografia e poesia si intrecciano con una musica sempre variata, che accompagnerà il canto basato
su alcuni fra i più celebri versi della "Vita nova" e della "Divina commedia".
De: https://www.unipi.it/index.php/news/item/20527-un-evento-internazionale-e-una-nuova-
composizione-musicale-per-700-dante
L’asimmetria dentale ha effetti sul cervello e può causare malattie da deficit cognitivi...
Della web de la UniPi, vi proponiamo queste interessante articolo: VERSIONE SPAGNOLA
"L'asimmetria dentale ha effetti sulle aree del cervello associate alla memoria e può causare
malattie legate a deficit cognitivi come la demenza. La scoperta arriva da uno studio pubblicato
sulla rivista del gruppo Nature "Scientific Reports" e condotto da un gruppo di ricercatori dei
dipartimenti di "Ricerca Traslazionale e delle Nuove Tecnologie in Medicina e Chirurgia" e "Scienze Veterinarie"
dell'Università di Pisa e dal Dr. Vincenzo De Cicco, medico odontoiatra di Pescara, promotore di approcci innovativi nel
campo degli interventi protesici.
"I risultati della ricerca indicano che il movimento della mandibola e il contatto fra i denti possono influenzare l'attenzione, le
funzioni cognitive e i processi plastici cerebrali" ha spiegato la dottoressa Maria Paola Tramonti Fantozzi, primo autore
dell'articolo, nonché assegnista del Dipartimento di Ricerca Traslazionale.
Secondo lo studio, l'asimmetria di denti e mandibole provocherebbe infatti una serie di asimmetrie
a catena: muscoli più sviluppati e pupilla con diametro più grande da un lato sino alla modificazione
unilaterale di alcuni geni associati alla memoria.
La sperimentazione alla base della ricerca è stata eseguita in volontari sani che, durante il morso, attivavano maggiormente i
muscoli di un lato rispetto all'altro. Molti di essi non lamentavano disturbo durante il movimento della mandibola, ma tutti
presentavano, oltre a questa asimmetria muscolare, anche un'asimmetria del diametro pupillare. I ricercatori hanno
osservato che correggendo l'occlusione con un bite costruito ad hoc, si eliminavano sia l'asimmetria muscolare che quella
delle pupille e che i soggetti miglioravano significativamente la performance nei test di abilità visuo-spaziale.
Gli esperimenti condotti sui modelli animali* hanno inoltre mostrato che la sezione unilaterale di
alcune diramazioni nervose dentali produceva, nel giro di uno o due mesi, una modificazione
asimmetrica dell' espressione di alcuni geni importanti per la regolazione della plasticità
neuronale, a livello della corteccia cerebrale e dell'ippocampo, la zona del cervello associata
alla memoria.
"L'asimmetria pupillare associata a quella muscolare ci fa pensare che le asimmetrie del nervo trigemino, quello che innerva
gran parte della bocca, sbilancino l'attività dei sistemi che regolano il diametro pupillare e l'eccitabilità del cervello, creando
un'asimmetria a livello degli emisferi cerebrali, che peggiora la prestazione cognitiva – ha detto la dottoressa Tramonti
Fantozzi - Inoltre, le modificazioni a lungo termine nei geni che regolano la plasticità neuronale indicano che le disfunzioni
trigeminali potrebbero peggiorare nel tempo la nostra memoria e le nostre capacità intellettuali, con potenziali applicazioni
anche alle patologie neurodegenerative".
"Questo lavoro testimonia il ruolo importante che l'Università può giocare nella società moderna - ha concluso il professore
Diego Manzoni dell'Ateneo pisano coordinatore del gruppo di ricerca interdipartimentale – ovvero mettere a fuoco le
domande che nascono dalle molteplici attività umane come in questo caso dalla pratica clinica dell'amico e collega dentista
Dr. De Cicco, così da trovare risposte per aumentare la nostra capacità di comprendere la realtà e di migliorarla".
*La Redazione dil Blog e' contraria all'uso di animali di esperimentazione e di laboratorio e qualsiasi tipo di maltrattamenti animale che sia causa di danni e/o sofferenza.
Più dati, consapevolezza e controllo ai cittadini aiuteranno il contenimento del Covid-19
Oggi primo marzo 2021 vi proponiamo questo articolo pubblicato nel UniPi News, molto interessante e attuale, leggete!
Pubblicato su Ethics and Information Technology uno studio condotto dai Data Scientists pisani.
"Dare più dati, consapevolezza e controllo ai singoli cittadini per contenere la pandemia da Covid-19.
Sono queste le conclusioni di uno studio condotto da un team di Data Scientists pisani pubblicato
sulla rivista Ethics and Information Technology, in cui sostengono e argomentano che un
approccio decentralizzato può aiutare la comunità ad adottare comportamenti migliori per
contrastare il virus.
Dopo il lockdown della primavera 2020, l'adozione su larga scala di app per il tracciamento dei contatti è stata approvata in
molti paesi come mezzo per facilitare il tracciamento delle catene di trasmissione e la diagnosi precoce di focolai, e quindi
per ridurre al minimo la ricomparsa di contagi da COVID-19.
Tuttavia, un approccio centralizzato, in cui i dati acquisiti dall'app vengono tutti inviati a un server a
livello nazionale, ha sollevato importanti preoccupazioni sulla privacy dei cittadini e su un controllo
digitale inutilmente forte, mettendo in allarme ricercatori e responsabili politici sull'importanza di
limitare la raccolta dei dati personali ed evitare il monitoraggio dei dati di localizzazione.
Lo studio è stato guidato nell'aprile 2020, durante la prima ondata di epidemia, da membri della comunità pisana di
ricercatori in Data Science e Intelligenza artificiale e dell'infrastruttura di ricerca europea SoBigData.eu.
Tra loro Mirco Nanni (primo autore), Fosca Giannotti, Salvatore Rinzivillo e Roberto Trasarti del Cnr-Isti; Chiara
Boldrini, Marco Conti direttore del Cnr-Iit e Andrea Passarella del Cnr-Iit; Paolo Ferragina, Riccardo Guidotti,
Anna Monreale, Dino Pedreschi, Francesca Pratesi e Salvatore Ruggieri dell' Università di Pisa; e Francesca
Chiaromonte e Giovanni Comandé della Scuola Sant'Anna - statistico e giurista dell'EMbeDS.
Nel loro studio gli esperti sostengono il vantaggio concettuale di un approccio decentralizzato, in cui sia i dati di contatto che
quelli di posizione vengono raccolti esclusivamente negli archivi di dati personali dei singoli cittadini, per essere condivisi
separatamente e selettivamente (ad esempio, con un sistema di back-end, ma possibilmente anche con altri cittadini),
volontariamente, solo quando il cittadino è risultato positivo al COVID-19 e con un livello di granularità che tutela la
privacy.
Questo approccio protegge meglio la sfera personale dei cittadini e offre molteplici vantaggi.
Consente la raccolta di informazioni dettagliate ma che preservano la privacy degli individui positivi
al covid-19, consentendo sia il tracciamento dei contatti che il rilevamento precoce di focolai su
scala geografica più precisa. L'approccio decentralizzato è anche scalabile per grandi popolazioni, in quanto solo i dati dei
pazienti positivi devono essere gestiti a livello centrale.
Le raccomandazioni del team di ricerca sono due. In primo luogo, estendere le architetture decentralizzate esistenti per
gestire la raccolta dei dati di localizzazione localmente sui singoli dispositivi e consentire ai cittadini di condividere
informazioni spazio-temporali - se e quando lo desiderano e per scopi specifici (ad esempio, con le autorità sanitarie durante
un'epidemia).
In secondo luogo, a più lungo termine, perseguire l'adozione su vasta scala di sistemi sicuri ed efficaci per la raccolta e l'uso
dei propri dati personali, dando a ciascun individuo l'opportunità di contribuire al bene comune volontariamente e per
obiettivi specifici, accrescendo la consapevolezza di sé e coltivando sforzi collettivi per la ricostruzione della società.
Mirco Nanni primo autore dello studio afferma: "L'equilibrio ottimale tra bene pubblico e protezione dei dati personali non
può essere raggiunto se non coinvolgendo l'individuo stesso nel processo di decisione. La priorità è fornirgli i mezzi per
acquisire piena coscienza e pieno controllo dei propri dati, così da permettergli di decidere consapevolmente se e quando
condividerli con altri, con quali modalità e quali limiti. L'emergenza COVID-19 ha reso più evidente come il potenziale
contributo che il singolo cittadino potrebbe fornire con i suoi dati si scontri con il timore di abusi. Riteniamo che fornire
consapevolezza e controllo sia la giusta cura per questo conflitto, e che le sfide per farlo siano ancor più culturali che
tecnologiche".
L'idea di base è promuovere un new deal di dati personali: "Consentire agli individui di raccogliere,
utilizzare e aggiungere valore ai propri dati riduce il ruolo dominante delle grandi piattaforme e
aiuta a democratizzare Big Data e Intelligenza Artificiale" – afferma Dino Pedreschi, professore
di Informatica dell'Università di Pisa e corresponding author dello studio – "Questa può essere la
chiave per una trasformazione digitale che accresca effettivamente il benessere individuale e collettivo".
"L'approccio proposto – continua Giovanni Comandé – anticipa già le proposte normative europee (Data Governance Act) e la sua politica di "data altruism"."