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"Italiani emigrati all'estero": la mobilità intellettuale-economica...fuga dei cervelli, a cura di S.Gianfaldoni
Stavolta vi offriamo una pubblicazione fatte da sito de la UniPi: www.unipi.it e la Versione Spagnola
"Il volume "Italiani emigrati all'estero. Progettualità, rotte, adattamento e rientro in patria", edito dalla Pisa University Press, raccoglie i risultati di una ricerca coordinata dal Centro Interdipartimentale per l'aggiornamento, la formazione e la ricerca educativa (CAFRE) dell'Università di Pisa.
Il progetto "ItE Italiani Emigrati all'estero", durato diciotto mesi, è stato ideato e coordinato
da Serena Gianfaldoni, docente di Gestione delle risorse umane, sostenuta nella conduzione della
ricerca da un team multidisciplinare composto da oltre 170 persone fra esperti, docenti universitari
di numerosi atenei italiani, 50 manager e 50 studenti dell'Università di Pisa, la maggior parte dei
quali segue il corso di laurea in Ingegneria gestionale.
Il progetto ha previsto una fase di elaborazione statistica con la raccolta di 800 questionari e l'analisi di 34.000 dati, utili per offrire un quadro del migrante-tipo: i push factor che spingono ad emigrare; i pull factor che attraggono verso l'estero; le principali rotte; le problematiche nella fase di adeguamento; le strategie professionali; la rete di relazioni e il senso di appartenenza; i legami con la madre patria e l'eventuale rientro in Italia.
Nella fase di analisi qualitativa il fenomeno degli Italiani all'estero è stato invece analizzato nella sua complessità, con il
contributo di qualificati esperti, da una prospettiva demografica, storica, filosofica, letteraria, economica, sociale, formativa.
I risultati della ricerca ItE sono stati raccolti in un cospicuo testo (oltre 800 pagine) edito dalla Pisa University Press e stampato con i contributi offerti dall'Ateneo per progetti speciali per la didattica 2019-20.
Nel testo "Italiani emigrati all'estero. Progettualità, rotte, adattamento e rientro in patria" compaiono anche alcune preziose strategie elaborate concordemente da manager, dirigenti e studenti coinvolti nel progetto per sostenere il sistema paese, favorendo da una parte la mobilità e la brain circulation, ma al tempo stesso gestendo il fenomeno e mitigando la cosiddetta "fuga dei cervelli". Corredano il testo anche numerose storie di migrazione che testimoniano la persistenza e l'evoluzione di un fenomeno che continua a interessare numerosi Italiani talentuosi.
Secondo la coordinatrice Serena Gianfaldoni, "bisogna distinguere il fenomeno della mobilità che
spinge molti Italiani a cercare nuove strade, percorsi professionali e opportunità all'estero, da quello
che viene chiamato brain drain, fuga dei cervelli, legato a una dispersione dell'investimento
formativo.
Il nostro progetto di ricerca ha investigato per mesi, col supporto di qualificati esperti e l'analisi statistica un fenomeno chiaramente complesso. In riferimento alla migrazione giovanile, se da una parte si mostra necessario stimolare i giovani a viaggiare, provare esperienze internazionali, indispensabili per completare il percorso formativo, dall'altra parte è necessario però sostenere coloro che vorrebbero rimanere in Italia e fanno molta fatica a trovare una piena realizzazione.
Da quanto è emerso, il nostro sistema paese dovrebbe migliorare l'offerta lavorativa per i giovani Italiani, laureati o diplomati, non solo nelle aree umanistiche. Dai dati raccolti, i giovani che emigrano non sembrano scappare dall'Italia, dalla cultura italiana, dalla rete di relazioni amicali o familiari intessute.
Al contrario, risulta molto apprezzato lo stile di vita italiano. I nostri punti di forza però, non sembrano bastare. Dal campione che abbiamo esaminato viene troppo spesso lamentata la precarietà del lavoro, la difficoltà di fare carriera, uno scarso riconoscimento del valore e del talento, l'assenza di meritocrazia, una scarsa capacità attrattiva, una forma di immobilismo che ingessa l'Italia e il mercato del lavoro.
Al contrario, all'estero, gli emigrati italiani sembrano trovare spazio per realizzare compiutamente il proprio percorso professionale, pur dovendo affrontare evidenti problematiche e una fase di adattamento che, indubbiamente, forma a una mentalità globale.
Se risulta, infatti, che da una parte gli ambienti di lavoro all'estero risultano più stressanti e ,
competitivi, risulta anche che all'estero sia più facile vedere riconosciute le proprie abilità, fare
carriera, ottenere maggiori riconoscimenti economici e premi per giovani qualificati, oltre alla
possibilità di lavorare nel settore disciplinare per il quale sono stati dedicati gli anni e le energie del
periodo formativo.
In ogni caso emerge che i nostri giovani sono ben considerati dal punto di vista della formazione, altamente qualificati per le posizioni offerte, capaci di portare valore e farsi apprezzare in ambiti professionali competitivi".
Sul tema è intervenuto il professor Michele Lanzetta, direttore del CAFRE. "Il Progetto ItE - ha detto - mostra chiaramente l'urgenza di strategie coraggiose rivolte ai giovani e concordate fra università, aziende, istituzioni. Tra i punti di forza delle nostre iniziative è il coinvolgimento degli studenti nella progettazione, la formazione dei docenti e l'internazionalizzazione, strategie utili a migliorare il sistema paese".
Per maggiori informazioni e per guardare il video integrale della presentazione:
http://www-cafre.unipi.it/2020/10/convegno-italiani-emigrati-allestero.html
La Cura delle piccole cose per Fiorella Nicosia e Caterina Monasta
Stavolta vi presentiamo un articolo pubblicato lo scorso 14 nella web del Palazzo Strozzi:
Cosa significa prendersi cura delle opere di un artista che sono state affidate alla quotidiana attenzione di chi lavora in un centro espositivo come Palazzo Strozzi?
"Si tratta di una manutenzione quotidiana che diventa quasi una partecipazione a un environment e una relazione diretta e
privilegiata con l'arte, e, nel caso della mostra Tomás Saraceno. Aria, anche con altre discipline
come la scienza, la tecnologia, l'architettura e la biologia. Sono piccoli gesti che quotidianamente
ripetiamo nella nostra relazione con la mostra, per riparare, ricostruire, pulire e persino nutrire ogni
singola opera.
Prendersi cura delle opere di Tomás significa sentirsi parte di esse, viverle piuttosto che osservarle, immergersi in un sistema di equilibrio che si instaura tra noi esseri umani e gli elementi naturali e fisici che le caratterizzano, come frequenze sonore, raggi laser, aria, polvere, gas, inchiostro, fili di ragnatele, organismi vegetali e piante, come le meravigliose tillandsie, e animaletti, quali la piccola araña che vive all'interno di Particular Matter(s).
Ciò che più di ogni altra cosa abbiamo imparato dalle idee di Tomás, applicate visivamente alle sue opere, è che il nostro
mondo fisico è fatto di tanti piccoli organismi, di elementi microscopici e separati. Su piccola scala, per dirla con Carlo Rovelli,
"tutto è granulare", non c'è continuità ma granularità, in una rete di interazioni che è importantissima.
Ogni opera della mostra, pertanto, è un mondo a sé, un sistema autonomo fatto di singoli elementi
che riflettono la propria complessità nella materia, nella relazione con gli altri e nel loro
funzionamento. Così ogni singolo elemento di ogni singola opera che compone la mostra ha
necessità di essere curato per apparire poi come un tutto armonico e coerente.
Nella sala dedicata a How to Entangle the Universe in a Spider/Web?, la manutenzione avviene dal "dietro le quinte", entrando in uno spazio nascosto al pubblico, attraverso una porta nera ricoperta di tessuto morbido: un piccolo ambiente in cui sono allestite le 3 spider frames.
Queste architetture affascinanti e labirintiche, costruite da numerosi ragni, vengono illuminate da un
raggio laser che si muove in senso orizzontale su un binario. Il movimento del laser di natura
meccanica ed elettrica ha bisogno di essere talvolta da noi accompagnato, controllato, aiutato nel
suo funzionamento. Per noi restare in quella saletta buia e segreta in compagnia di quelle ragnatele
maestose e silenziose possiede un fascino particolare di quiete e intimità.
Particular Matter(s) Jam Session è costituito da una lunga pedana in mezzo a vari elementi tecnologici come una lampada alogena, una videocamera, una cassa acustica e dei piccoli sensori, all'interno di una ragnatela, vive un piccolo ragno femmina, che abbiamo battezzato Arianna, e che rappresenta per noi la stabilità, la resistenza, la tenacia e la continuità.
Questa "ragnetta" ha vissuto nella ragnatela – tessuta in precedenza nello studio di Tomás da altri ragni – dall'inaugurazione
della mostra in febbraio, attraversando illesa persino due mesi e mezzo di chiusura della mostra per il lockdown.
È rimasta lì, al buio, senza nemmeno l'acqua quotidiana che spruzziamo per idratarla. Si è adattata,
non si è spostata se non di pochi centimetri per mangiare o muoversi. Non è così comune che un
ragno viva tanto a lungo e da solo nella stessa ragnatela (che non è neanche la propria). Tomás
l'aveva inserita in febbraio l'ultima domenica dell'allestimento, senza dirlo a nessuno, e lì è rimasta
e c'è ancora. Arianna, l'araña.
Muoversi tra i proiettori e le sfere gonfiabili di A Thermodynamic Imaginary è come immergersi in un ambiente sospeso nel tempo e nello spazio, alla ricerca delle sculture in vetro e specchi da accudire e spolverare, così come in Connectome, l'altra installazione aerea della prima sala della mostra. Anche altre opere hanno necessità di essere "spolverate", ma la nostra sensazione è sempre quella di togliere qualcosa di importante che per l'artista andrebbe valorizzato e reso visibile, ossia la polvere, oggetto di tante sue opere e speculazioni sull'Universo.
Ogni pianta dei Flying Gardens occupa uno spazio proprio all'interno di sfere di vetro composte in sculture "volanti".
Nella sala luminosissima nulla tocca il pavimento, se non i piedi delle persone che la attraversano.
Per raggiungere le tillandsie da innaffiare – ogni due giorni con acqua rigorosamente potabile –
dobbiamo sporgerci, salire su scale, sollevarci sulla punta dei piedi e ci sembra quasi di entrare in
uno spazio vivo e magico, un giardino fluttuante e galleggiante, in una relazione anche fisica con
ciascuna pianta che viene raccolta tra le mani per essere annaffiata.
Particolarmente affascinante è la sala finale della mostra: Aerographies. Anche qui le opere hanno una vita propria, soprattutto per il movimento dei palloncini gonfiati a elio che si spostano, volando sulla carta e lasciando tracce di penna e disegni aggrovigliati.
I grandi fogli bianchi, di tre misure diverse, sono stati da noi tagliati, srotolati, arrotolati e sostituiti numerose volte durante la mostra, seguendo un rigoroso calendario che lo studio dell'artista ci ha fornito, al fine di archiviare ciascun disegno con un numero di inventario prestabilito.
Le penne si consumano, i palloncini si sgonfiano, la polvere arriva sui fogli e sulle cornici sul
pavimento, i pesi sulle penne vanno calibrati. È un lavoro costante e quotidiano che va fatto con
cura, sempre pensando a far prevalere la leggerezza, il fascino, la poesia e il senso artistico
profondo che quest' opera possiede per tutti. Essere dietro le quinte di tutto ciò è davvero un
privilegio. "
Da: https://www.palazzostrozzi.org/la-cura-delle-piccole-cose/?mc_cid=99dbe8da9d&mc_eid=0ffb47e207
(Fotos: Tomadas del Google sobre la muestra del Palazzo Strozzi: "Aria", Tomás Sarraceno Firenze 2020; traducción por la Redacción con apoyo de Google traductor).
IF2020, sguardo sul futuro e sulla Rete dopo la pandemia...
"Si parlerà di epidemiologia computazionale, ovvero di matematica, informatica e big data prestati alla medicina per predire
la diffusione della malattie, un tema quantomai di attualità.
Ci sarà spazio per l'etica delle tecnologie, il diritto nella Rete, le nuove frontiere dell'intelligenza
artificiale ma anche per lo smart working. La Regione Toscana presenterà due progetti europei
sulla diffusione dell'utilizzo dei dati per gestire territorio e turismo. E poi mostre ed installazioni
d'arte, musica dalle terrazze panoramiche della città, satira, cinema e fumetti.
A Pisa torna l'Internet Festival, come sempre un caleidoscopio di visioni e suggestioni diverse, che alla decima edizione (1 e 0, come le cifre architrave del calcolo binario dei computer) però si 'resetta' e ripensa e se stessa, un po' per scelta e un po' per adattarsi all'emergenza da coronavirus ancora in atto con tutte le precauzioni e limitazioni che questa comporta.
L'appuntamento è dall'8 all'11 ottobre. Saranno quattro giorni di eventi in città, con dieci diverse location e fulcro al Centro Congressi "Le Benedettine", dal vivo e in streaming, per poi proseguire con una coda lunga altri tre mesi via web fino a dicembre.
L'Internet Festival di Pisa, fin dalla primissima edizione sostenuta e promossa dalla Regione Toscana, indaga la Rete come fenomeno sociale e culturale. E continua anche quest'anno a farlo. "Non abbiamo mai pensato di annullare l'appuntamento, abbiamo solo ragionato sul 'come' farlo" spiega il giornalista e direttore dell'evento Claudio Giua.
La pandemia di questi mesi ha sicuramente cambiato la vita delle persone e il web. Ne è cresciuto
ovunque l'uso quotidiano, che rimarrà. #Reset è diventata così è la parola chiave di questa
edizione in cui occorre fare tabula rasa e ripartire analizzando condizioni alquanto mutate.
Tra gli ospiti attesi durante la quattro giorni di ottobre ci sono il ministro per l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione Paola Pisano e nomi di punta della sua task force anti Covid come Paolo De Rosa, Dino Pedreschi e Fosca Giannotti.
Ci saranno il fisico informatico, tra i maggiori esperti di epidemiologia computazionale, Alessandro Vespignani, il professore di etica delle tecnologie della Pontificia Università Gregoriana Paolo Benanti, la filosofa Barbara Carnevali, il rural hacker e antropologo dell'innovazione Alex Giordano, lo scrittore Antonio Moresco, l'esperto di culture digitali Tiziano Cancelli, autore anche di una introduzione all'accelerazionismo, filosofia di pensiero contemporanea per cui le nuove tecnologie possono aiutare a migliorare condizioni sociali e emancipazione, e poi la coordinatrice del College Digital Storytelling della Scuola Holden Alice Avallone, la studiosa Francesca Toni, impegnata nella ricerca di un algoritmo in grado di far "ragionare" le macchine, Mariarosaria Taddeo, considerata una delle scienziate più influenti in ambito di Artificial Intelligence, il responsabile del laboratorio di Data Science and Complexity all'Università di Venezia Ca' Foscari Walter Quattrociocchi, l'architetto Massimo Roj, la book influencer Giovanna Burzio. Cresce anche lo spazio per docenti e il mondo della scuola, che nei mesi del lockdown ha amplificato gli spazi nel web e l'uso delle nuove tecnologie.
Si parlerà a Pisa anche dei "Thick Data". Tutto più o meno hanno sentito parlare dei big data, quella quantità immensa di informazioni che raccontano cosa facciamo e che, raccolti ed analizzati da computer, aiutano a programmare in modo più intelligente le nostre città o a fare la scelta giusta. Ma i "big data" dicono essenzialmente "chi", "come", "quando" e "dove", ma non sempre sanno spiegare il "perché".
I numeri da soli non bastano. Vanno interpretati, anche sulla base di intuizioni ed emozioni umani. Oppure con la sociologia. Ed è questo che sono i dati 'spessi', i "thick data" per l'appunto.
Si discuterà di Rete, social e informazione pure. Il giornalista Claudio Giua, direttore di
IF2020 intervisterà l'8 ottobre alle 14.30 in streaming il direttore di Repubblica Maurizio Molinari.
Diversi saranno gli eventi per provare a sciogliere l'intreccio sempre più stretto tra virtuale e reale
anche dal punto di vista legale.
Tra gli ospiti, dal 9 ottobre, sono attesi Dianora Poletti, professore ordinario all'Università di Pisa e direttrice del Centro interdipartimentale di ricerca in Diritto e tecnologie di frontiera, e Fernanda Faini, docente in corsi e master universitari, chiamata dal Ministero per o sviluppo economico a far parte del gruppo di esperti sulla blockchain, tra le parole più gettonate delle Rete negli ultimi anni.
Questa tecnologia è stata utilizzata all'inizio, nel 2009, per i bitcoin e il mondo delle criptovalute, ma si può prestare anche ad altri usi: per rendere sicuri e inalterabili contratti e voti on line ad esempio, o per certificare la provenienza di un prodotto agroalimentare.
Nei sotterranei del Centro Congressi Le Benedettine si potrà visitare la mostra interattiva "Hello World", curata dal Dipartimento di informatica dell'Università di Pisa e pensata come un percorso narrativo in cinque sezioni che descrivono l'evoluzione degli strumenti per il calcolo, dalle macchine meccaniche fino ad arrivare ai computer Apple, dalla seconda metà dell'Ottocento fino a primi anni duemila.
Inaugurata lo scorso anno in occasione dei 50 anni del Dipartimento di Informatica – il primo in Italia – quest'anno la mostra si arricchisce con un docufilm interattivo, che sarà presentato giovedì 8 ottobre insieme al catalogo cartaceo.
In questa decima edizione intenso è stato anche l'impegno nel coinvolgere il tessuto economico e sociale della città, attraverso presentazioni di volumi nelle librerie cittadine, contest rivolti alle attività commerciali e in particolare alle categorie che più hanno sofferto della crisi dovuta al Covid.
Tra questi LogicaMente, sfida a colpi di logica che si svilupperà tra il web e le vetrine degli store cittadini con premi per cinquemila euro, e Gusto Digitale. Cocktail Competition, che impegnerà i migliori bartender a ispirarsi ai dieci anni di IF nell'arte del mischiare liquori e in gredienti inventando nuovi cocktail. In palio per il più apprezzato dalla giuria – sia tecnica che popolare – un premio da mille euro.
Tra gli eventi collaterali venerdì 9 ottobre sarà di scena, online, il Cybersecurity Day 2020, appuntamento annuale organizzato dall'IIT del CNR. Sabato 10 alle Officine Garibaldi torna la Tech Jobs Fair, una giornata di incontri tra professionisti e aziende tech.
Gran finale domenica 11 ottobre nel segno dell'intrattenimento: dalle 16 alle 19 su alcune tra le più panoramiche
terrazze della città musicisti, attori e performer tra cui Paolo Fresu, Sandro Lombardi, Nico Gori, Bobo Rondelli,
Musica Nuda, Giancane e I Sacchi di Sabbia si esibiranno dal vivo e le loro immagini rimbalzeranno in streaming su
maxi schermi e sul web.
Gli amanti dei concerti sui tetti ricorderanno quello storico dei Beatles all'Apple Corps di Londra. Ma molti non sanno forse che la tradizione del genere è stata tenuta a battesimo proprio a Pisa, nel 1966, con "I Monumenti" che suonarono in cima alla Torre pendente. In mesi in cui il Covid ha cancellato concerti ed esibizioni in teatro, un auspicio per una pronta ripartenza.
L'Internet Festival di Pisa anche quest'anno è promosso dalla Regione Toscana, dal Comune di Pisa, da Registro.it e Istituto di informatica e Telematica del Cdr, dall'Università di Pisa, dalla Scuola Superiore Sant'Anna e dalla Scuola Normale Superiore insieme a Camera di Commercio di Pisa, Provincia di Pisa e Associazione Festival della Scienza. La progettazione e l'organizzazione sono a cura di Fondazione Sistema Toscana, partecipata dalla Regione.
Tutto le informazioni sugli eventi in programma all'indirizzo www.internetfestival.it.
(Fonte: www.regionetoscana.it, ha collaborato l'ufficio stampa di Fondazione Sistema Toscana)